02 febbraio 2006

Leggo oggi su METRO (e mi sembra adatto ad un BLOG)

Da METRO di Giovedi' 2 Febbraio 2006 (Spero che non me ne vogliano per aver copiato integralmente un loro articolo, ma pensavo che un giornale gratuito ad altissima tiratura non potesse che giovare da quel briciolo di pubblicita'che il mio blog gli possa portare.
L'articolo e' di Marco Lombardozzi
Se ci fossero problemi li prego di contattarmi e rimuovero' immediatamente questo post)
Gli hikikomori sono tra noi
Sono gli hikikomori il nuovo fenomeno sociale scoppiato in Giappone ma non solo.Sono i giovani "rannicchiati su se stessi".Sono ragazzi, per l'80% maschi(n.d.blogger non SOLO maschi, e non vi fermate all'eta' che tra poco l'autore vi svelera', pensate che a diversi livelli e' lo stesso fenomeno per tutte le eta' e per tutti i sessi), spesso sotto i 14 anni, che si chiudono nella loro stanza per anni senza uscire piu'.Si sfondano di playstation, di chat, di SMS, di televisione.Mangiano il cibo che i familiari gli passano dalla porta e non comunicano piu' con il mondo se non per vie virtuali.Il fenomeno, che la psichiatria ha etichettato come "ritiro dal sociale in forma acuta", e' talmente esteso e preoccupante che l'International Herlad Tribune gli ha dedicato la prima pagina. "Playstation, tv, computer, diventano barriere tecnologiche che occupano tutta l'attenzione", scrive Claudio Rise', "separandoli dal mondo vivente, quello dei corpi e degli odori, dei sapori e delle emozioni".
"Il mondo delle loro macchine parlanti diventa cosi' piu' familiare di quello degli esseri umani(non programmati), la cui imprevedibilita' li spaventa". Gli hikikomori sono tra noi e, spesso, non sappiamo riconoscerli. Questa responsabilita' e' dei genitori e di una societa' sempre piu' attenta a sterilizzare, pastorizzare, disinfettare e igenizzare al punto che anche le amozioni subiscono lo stesse trattamento cosi' da ridurre il contatto umano ai minimi termini. Tutto deve essere consumato senza tregua, per cui non ci si puo' fermare a sentirsi, a vivere, a percepire, ad assaporare. I cibi cosi' come l'amore devono essere consumati, che non e' la stessa cosa di vissuti.
E allora scoppia il fenomeno degli hikikomori che io leggo come una denuncia drammatica che quei ragazzi fanno verso chi gli ha tolto il sapore della vita e loro rispondono togliendo la vita ad ogni contatto il quale si esprime solo per vie fredde e impersonali come gli SMS o le chat. Il modno degli adulti dovrebbe assumersi la responsabilita' dei "rannicchiati", per prima cosa accorgendosi di loro e dei loro comportamenti anomali, chiedendo aiuto e facendoli curare (n.d.b. Io non credo che si debbano far curare, ma che si debbano curare di loro), possibilmente evitando gli psicofarmaci perche' non penso si tratti di malattia ma di disagio sociale.
Pero' non sempre e' cosi' in quanto "fa comodo il figlio hikikomori", sostiene la dottoressa Jacopa Stinc, "perche' tace, non da' problemi ne' preoccupazioni". Tempo da una coppia mi porto' in studio il figlio di 11 anni il quale non studiava piu' e iniziava la prima fase di "rannicchiamento". I genitori sostenevano di date tutte le premure al figlio, compreso cellulare, paghetta consistente ecc... Quando chiesi al bambino cosa desiderava mi rispose arrabbiato:
"di essere visto".
E non e' un caso che la maggiornaza degli hikikomori siano maschi, poiche' il genere maschile e' quello che ha piu' risentito, nello sviluppo della personalita', dell' assenza del padre, altro fenomeno sociale della nostra epoca. Non rimaniamo davanti alla porta di questi ragazzi, bussiamo. Non portiamogli solo cibo e computer, doniamogli la comprensione (da cum-prendere, prendere con se'). Sono ragazzi spaventati, bisogna sapersi avvicinare con cautela e sicurezza. Ma gli adulti hanno superato le loro paure?????

Ringrazio ancora tanto Lombardozzi per questa analisi lucida e toccante di fenomeni sociali che in fondo ci toccano molto da vicino.
Io mi sento Junghiano (anche se in realta' non so nemmeno bene cosa voglia dire, parlo solo per stereoptipi e per sentito dire) e penso che dentro ognuno di noi, e in particolare parlo di noi, inter-nauti, dei bloggers, dei mudders, dei chatters etc, ci sia anche un hikikomore, insieme a tutte le altre faccie della nostra personalita'.
come diceva Renzo Arbore:
"Meditate gente...meditate..."

2 commenti:

Dalamar ha detto...

Conosco il fenomeno degli hikikomori gia' da prima che fosse noto in italia.
Non perche' particolarmente informato della condizione socio-culturale nipponica, ma perche' e' una condizione che mi ha sempre tentato.
Molte volte ho sentito il bisogno di "lasciare tutto fuori" e' una tentazione forte per ogni codardo. Tentazione che provo a controllare con la ragione, ma non e' sempre facile.

Dalamar

Marco Felice ha detto...

Sei molto duro.
Non e' solo questione di parua/codardia, ma e' insicurezza, sentirsi inadeguato, e spesso accade se prendiamo brutte batoste dalla vita.
Quando la vita ci malmena, ci domandiamo se non sia colpa nostra che non abbiamo saputo reagire/difenderci, ma purtroppo la vita e' cosi', lei mena, e noi possiamo solo rialzarci e continuare.
I rapporti interpersonali poi... quelli ti feriscono quasi sempre...e piu' sono stretti piu' ti feriscono, alla fine non e' mai possibile uscirne indenni... Ma il punto e': Cosa ci danno in cambio di queste ferite? Quello che riusciamo a pagare con il prezzo del dolore e' assolutamente enorme!